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Tutti i settori economici e produttivi subiranno pesanti contraccolpi dall’emergenza coronavirus in atto. Si parla per l’Italia di un calo del PIL nel 2020 attorno al 9%. Ovviamente se il PIL è un dato in grado di racchiudere nel proprio andamento tutti i settori, ci saranno ripercussioni diverse tra diversi comparti economici. Ma ci sono anche elementi per poter impostare una rinascita del commercio. In forme nuove.

Il settore commerciale e la crisi prima della crisi

Già da tempo, ancor prima dell’esplosione della pandemia Covid-19, i dati del commercio però erano oggetto di attenzione, per alcuni evidenti squilibri: aumenti nell’ambito della vendita al dettaglio per la grande distribuzione, situazione stagnante o  in riduzione per i piccoli negozi di prossimità. E l’intero comparto che subiva con forza il peso delle vendite on line, per lungo tempo in mano soltanto ad alcuni colossi del settore che ormai sono un punto di riferimento immediato per chi valuta di fare acquisti, ancor prima di uscire di casa.

Covid-19: le conseguenze sono pesanti

Poi è arrivata la pandemia, che ha rimescolato le carte in tavola: la situazione di lockdown sta incidendo pesantemente sugli operatori commerciali, molti dei quali si trovano con le saracinesche abbassate, dovendo comunque pagare affitti, utenze, dipendenti. Certo, lo Stato sta predisponendo una serie di aiuti e agevolazioni, ma il momento è certamente critico. Tanto più che, anche se alcuni dati sulla diffusione del virus cominciano a dare qualche segnale di speranza, non si può ancora dire quando sarà possibile una riapertura, che comunque sarà graduale e per alcuni specifici settori probabilmente ancora rinviata rispetto all’inizio di maggio, in particolare bar e ristoranti.

Rinascita del commercio, ma su basi nuove

Un momento sicuramente difficile, ma che può rappresentare un’occasione per il commercio di reinventarsi, cogliendo anche gli spunti arrivati da queste settimane. Come ad esempio il boom delle consegne a domicilio, che non ha investito soltanto l’alimentare e la ristorazione, per la quale ha rappresentato una sorta di paracadute, ma anche tantissime altre categorie. I supermercati che già prima offrivano la consegna della spesa a domicilio, hanno visto triplicare le richieste. Ma anche bar, gelaterie, pizzerie, pasticcerie, farmacie, ferramenta, vivai e fioristi, abbigliamento, scarpe, articoli per l’infanzia, prodotti per gli animali, cosmesi, parrucchieri, erboristerie,elettrodomestici, tecnologia e tantissime altre attività hanno attivato questo servizio, in gran parte per la prima volta.

Home delivery, anche nella “fase 2” e oltre

È inutile dire che anche dopo che sarà superata la fase acuta e l’emergenza sanitaria andrà scemando, questo tipo di servizio sarà sempre utilizzato e richiesto da molti clienti, per cui sarà sicuramente importante mantenerlo e implementarlo: secondo diverse stime, all’esplosione dell’epidemia in Italia, solo il 5,4% delle imprese di ristorazione tradizionali aveva attivo un servizio di food delivery. Si continuava prevalentemente a puntare sul servizio al tavolo. La percentuale di chi ha attivato le consegne è rapidamente salita a seguito dell’emergenza, arrivando ad oltre il 10%. Questa reattività ha mostrato ancora una volta che, quando si presenti la necessità, gli imprenditori ed esercenti italiani sono in grado di rispondere rapidamente con inventiva e dinamismo.

Digitalizzazione ed e-commerce: carte vincenti anche per le piccole realtà

Sarà molto importante per le attività commerciali, dopo l’emergenza sanitaria, puntare maggiormente sulla digitalizzazione dei servizi, l’innovazione e le nuove tecnologie: web e social media diventeranno irrinunciabili per restare in contatto con i clienti al di là della presenza fisica nel proprio esercizio, e diventerà fondamentale aprire nuovi canali e piattaforme di commercio on-line. Anche in questo caso chi aveva già attivato questi canali ha avuto l’opportunità di rispondere meglio alla fase di lockdown, ma sarà essenziale implementarli anche nella fase successiva. E il ventaglio di attività interessate potrà essere ancora più ampio: al di là della propria vetrina e-commerce, processi di digitalizzazione possono coinvolgere la gestione del magazzino, lo sviluppo del packaging, l’advertising, e ogni aspetto di una realtà commerciale anche di medie dimensioni (quelle più grandi hanno più o meno tutte già provveduto a questo passaggio).

L’Italia nel settore commerciale, in questo senso scontava una certa arretratezza, e questa deve essere l’occasione per superarla. Anche Confcommercio si sta attivando per sostenere questa fase di ripartenza e rilancio, ad esempio con servizi di assistenza nel campo digitale e delle nuove tecnologie e del delivery.

E-commerce: in costante evoluzione

Per quanto riguarda il tema specifico dell’e-commerce, dall’ultima settimana di febbraio e poi nel mese di marzo è stato registrato un incremento dell’80% rispetto allo scorso anno, e + 30% rispetto al periodo pre Covid.

La fase emergenziale e questa necessità di “ricostruzione” che si porrà dopo, potrà essere anche l’occasione, da parte dei Governi nazionali, di limitare quegli squilibri nella concorrenza sull’e-commerce, lamentata da anni da parte delle associazioni di categoria: i colossi del web lasciavano fino a poco tempo fa solo le briciole a chi si avventurava nel commercio on-line. Ora le cose sembrano destinate ad evolversi per un aumento dell’offerta e, forse, normative che possano tutelare e favorire le imprese di prossimità anche in questo senso.

Reinventarsi per affrontare meglio il futuro

Ma nonostante le innovazioni che potranno essere introdotte, ci sarà anche chi dovrà reinventare da capo la propria attività commerciale. In questo senso può essere utile dare uno sguardo ai prodotti che hanno registrato i migliori risultati delle vendite on line in questo periodo di coronavirus, e quelli che invece hanno visto un crollo: risultati strabilianti li hanno avuti prodotti che sono in qualche modo ricollegabili all’emergenza, ma che lasciano intravedere anche una prossima tendenza, ovvero, quello che si potrà fare in casa, senza andare in luoghi affollati, risulterà vincente.

Ecco quindi che le macchine per fare in casa il pane hanno visto un incremento di vendite del 652%, le zuppe e il cibo in scatola oltre il 300%, l’attrezzatura per la palestra il 307%. I cali principali invece riguardano soprattutto prodotti legati alle attività all’aperto e i viaggi, manche altri legati a quelli che erano i “riti” della vita precedente, le uscite con gli amici, le serate e gli aperitivi. Così guidano la classifica dei segni “meno” le valigie (-77%), le fotocamere (- 64%), i costumi da uomo (- 63%), gli abiti da sposa (-63%), gli orologi (-49%), le scarpe da donna (-44%).

Cambiare per migliorare

Ci sarà dunque una ripartenza, ma dovrà essere su basi nuove. Chi sarà in grado di interpretarle e anticiparle, avrà in mano le carte per affrontare il futuro guardandolo dritto negli occhi, con coraggio.
Potrà essere di grande aiuto per raggiungere questo obiettivo la consulenza di realtà specializzate, dotate di professionalità in grado di suggerire e indirizzare i processi di cambiamento, innovazione e digitalizzazione.

Kaiti expansion potrà essere al fianco di chi avrà intenzione di cogliere questo momento critico nel senso etimologico della parola crisi, ovvero “scelta, decisione”. Scegliere di rispondere alle difficoltà ponendo basi nuove al proprio business, mettendolo in grado di affrontare il futuro con fiducia.