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Avviso ai naviganti: è arrivato un vento forte, di cambiamento, che sta spazzando via le nubi del già visto (e che ha preso forza nell’epoca del Covid19).

Oggi le content strategy ben fatte parlano sempre meno di marca e prodotto, sempre di più di anima.

Sempre meno di caratteristiche, sempre di più di personalità, di bisogni-soluzioni, di problemi-benefici, spesso interagendo con il target e rendendolo protagonista, in un rapporto di dualità aperto alla condivisione.

Marche con un’anima dunque. Chi questo meccanismo l’ha capito, si è affidato al content marketing e allo storytelling per creare storie grandiose, potenti, capaci di agganciare e far innamorare il pubblico, cavalcando l’onda di un nuovo modo di dialogare con il mondo.

Ma, se da un lato web e social offrono sempre più spazi e strumenti creativi per promuovere e diffondere informazioni, dall’altro sono ancora in tanti a subire il fascino discreto della descrizione di un prodotto o di un servizio da tutte le sue angolazioni possibili e immaginabili. La tentazione è molto forte. Perché è così bello e perfetto che deve piacere per forza… Video, post, stories, articoli, campagne lo dimostreranno…

Peccato che così facendo ci si esponga a raffiche contrarie che rischiano di portare alla deriva.

Perché la descrizione ormai non interessa più nessuno.

L’anima invece intriga come non mai.

La modalità descrittiva infatti induce a fare comunicazione partendo da un solo punto di vista: il tuo.

Spesso esaltando dettagli di rilievo solo in base a una percezione monodirezionale della realtà.

Le nuove tendenze del content marketing invece puntano il cannocchiale verso una nuova prospettiva: alzare l’angolo della visuale oltre l’orizzonte.

Il primo passo è l’astrazione, ovvero liberarsi dalla tentazione delle percezioni personali e mettersi in ascolto, meglio se confortati da dati e studi in grado di fotografare con obiettività gli scenari attuali.

Il secondo passo si chiama comprensione: non esiste nessuna storia al di fuori del così detto quadro generale. Ed è proprio quest’ultimo a determinare il campo su cui giocare la partita, a configurare il contesto nel quale una grande storia di marca può svilupparsi. Per questo il quadro generale va compreso con un’osservazione attiva: più riesci a sollevare e ampliare l’angolo di visione, più riesci a vedere dall’alto e lontano per poi calarti pienamente nella realtà del tuo pubblico.

E oggi proprio questo piccolo, apparentemente banale dettaglio può fare la differenza nella narrazione. Perché solo così si può mettere a fuoco quella grande storia, realmente orientata al pubblico, capace di esaltare le marche con un’anima e di farsi ricordare nel tempo.

Astrazione, comprensione, osservazione e narrazione diventano così i 4 punti fondamentali di quelle content strategy che oggi sanno veleggiare tra le onde in tempesta di mercati e scenari fluttuanti, per cavalcare non solo l’onda perfetta ma anche per approdare verso un unico risultato: far innamorare il proprio pubblico.